Israel Shahak
Tradotto dal francese da
Mauro Manno, membro di Tlaxcala, rete di traduttori per la
diversità linguistica (tlaxcala@tlaxcala.es).
Questa traduzione è in Copyleft.
Un paese si
nazistifica quando delle idee, che non è conveniente
di solito esprimere nella buona società, acquistano
improvvisamente diritto di cittadinanza nella stampa, in
Parlamento, sulla bocca di gente importante. É secondo me
quello che sta succedendo in Israele dove alcune
affermazioni hanno acquisito una sorta di «normalità». So
che il termine di nazistificazione disturba, visto
che per la maggior parte della gente il nazismo significa,
ben inteso, Auschwitz, le camere a gas ... So ugualmente
che gli apologisti di Begin affermano che, malgrado tutte
le atrocità della guerra in Libano, Israele non fa ricorso
alle stesse pratiche dei nazisti. Io risponderei che il
regime hitleriano nelle sue prime fasi non aveva ancora
istituito i campi della morte e che durante gli anno
1935-1939 le vittime ebraiche dei pogrom in
Polonia erano certamente più numerose di quelle di Hitler
in Germania. Hitler all’inizio faceva forse meno vittime
di altri, ma nel frattempo costruiva il peggiore dei
regimi. Affermando che alcuni gruppi non facevano parte
della razza umana, che alcuni cittadini tedeschi perdevano
per questo la loro cittadinanza, che il pianeta era
popolato di razze distinte e gerarchizzate, il
nazismo preparava la strada per Auschwitz. Per me Begin è
oggi una sorta di Hindenburg, mentre Sharon e Eytan mi
fanno pensare molto proprio a Hitler, così come la pratica
israeliana nei territori occupati e in Libano mi sembrano
molto vicine a quelle dei nazisti nei confronti degli
ebrei durante il periodo dal 1935 al 1939.
E l’esistenza contestuale di un certo numero di azioni
positive in Israele, non cambia nulla. Così, tanto per
dare un esempio, la recente decisione della Corte Suprema
israeliana che ha scavalcato la volontà del governo e ha
permesso ai giornalisti israeliani della radio-televisione
di intervistare dei palestinesi, anche vicini all’OLP, può
benissimo in questo periodo che per me rappresenta un
periodo di crescita dei pericoli, coesistere con pratiche
analoghe a quelle che hanno caratterizzato la crescita del
nazismo in Germania. In Israele, c’è Ansar, ci sono i
campi di tortura e simultaneamente ci sono dei tribunali
che continuano a giudicare con una buona dose di legalità.
Non bisogna
sottostimare la gravità di certe dichiarazioni dei
dirigenti israeliani. Quelle di Sharon, o di Begin, il
quale ritiene che un «palestinese è un animale a due zampe»,
sono ben note. Ma non so se le affermazioni del generale
Eytan, che in Israele è più popolare di quanto si creda,
siano anch’esse conosciute dal pubblico all’estero. Eytan
che dichiara regolarmente alle sue truppe che «un buon
arabo è un arabo morto», che afferma che tutti gli arabi
devono essere sterminati o espulsi, che ha sempre
preconizzato le punizioni collettive, fino ad ora non ha
mai dovuto affrontare una sola opposizione di un qualsiasi
membro dell’establishment politico, né del Likud,
né dei laburisti. Per il generale attuale Capo di Stato
Maggiore dell’esercito israeliano, gli arabi, tutti gli
arabi e non solo i palestinesi, formano una categoria
umana particolare e a questo titolo meritano un «trattamento»
a parte. Questo metodo è comune a Eytan e ai nazisti,
somiglia molto ai metodi che si usano abitualmente per
ammaestrare gli animali. Questi ultimi non possedendo
nessuna «umanità», non posseggono neanche quel valore
intrinseco che di solito garantisce ad ogni essere umano,
indipendentemente dal sistema nel quale vive, un certo
numero di diritti inalienabili.
Per Begin e Eytan tutti gli arabi sono animali.
Vorrei parlare di un episodio
per dimostrare fino a che punto la nazistificazione
è orribile, come essa supera in orrore una situazione
precedente in Israele, che già non era particolarmente
allegra. Tipica dell’atteggiamento di Eytan riguardo agli
arabi, la faccenda si può riassumere in questo modo. Un
anno fa, una ragazzina della località di Bat Yam, a sud di
Tel Aviv, è stata ritrovata assassinata e fatta a pezzi.
L’assassino non è stato mai trovato. All’inizio del mese
di marzo del 1983, mentre parlava a degli scolari,
improvvisamente, Eytan dichiarò che l’assassino era un
palestinese dell’OLP e che questa organizzazione imponeva
ai suoi membri di violentare e assassinare le ragazzine
ebree. Aggiunse che egli era in possesso di informazioni
riguardanti un crimine analogo commesso da un arabo contro
un’altro bambino. La dichiarazione fu uno shock. Il
giorno dopo la polizia smentì le dichiarazioni di Eytan;
dopo la polizia fu il turno del Ministro dell’Interno
Burg, poi del Procuratore Generale Zammir e infine dello
stesso Shin Beth. M a nulla valse tutto ciò, ad ogni
smentita Eytan tornava alla carica e confermava le sue
accuse. La faccenda prese una proporzione un po’ folle.
Ogni mattina c’era una smentita sui giornali ed ogni sera
Eytan ripeteva le sue accuse.Ma c’è una cosa più grave di
questa. Pensate che ci sia stato un solo politico del
Likud o del Partito Laburista che abbia contraddetto Eytan?
Burg lo attaccò, il Mapam, il Rakah, lo Shelli ...
ugualmente, ma non una voce del Likud o del Partito
Laburista si fece sentire. La nazistificazione è
diventato un fenomeno di società. Questo generale le cui
dichiarazioni sono degne di un nazista è troppo importante
per essere attaccato. E a questo punto non posso non
tracciare un altro parallelo. Quando Hitler giunse al
potere, molti politici tedeschi si permettevano di
criticarlo, ma mai per il suo razzismo. Negli anni ’30, il
razzismo era troppo popolare perché si criticasse
l’antisemitismo di Hitler.
Gli ultimi due mesi, numerosi
avvenimenti hanno illustrato i nuovi grandi cambiamenti
della società israeliana. Due settimane fa,partecipavo
alla commemorazione del 30° giorno della morte del
militante di «Peace Now», ucciso da una bomba.
Eravamo a Gerusalemme, il nostro corteo di più di 2.000
manifestanti, ad un certo momento, incrociò un gruppo
consistente di giovani fanatici del Gush Emunim,
tutti askenaziti, che urlavano senza sosta solo una parola:
«Begin! Begin!». Con noi c’era un piccolo gruppo di ebrei
orientali che occupava il centro del corteo. Quando quelli
del Gush Emunim li videro, smisero di gridare
«Begin! Begin!» e si misero a gridare «Arabi! Arabi!».
Questo termine è diventato un insulto pubblico contro
degli ebrei! Dovete solo lanciare questa parola senza
aggiungere altro.
Nella cittadina di
Netivot, vicino Gaza, l’assassinio di un gioielliere portò
all’espulsione di qualche arabo che vivevano in quel luogo.
La stampa, si interessò all’episodio e i giornalisti vi
condussero diverse inchieste. Tra le loro «scoperte», si
scoprì che nella faccenda erano implicati dei giovani
smobilitati dall’esercito.. Le loro convinzioni? «L’odio
per gli arabi ci unisce», oppure «Alcuni lavori spettano
solo agli arabi». Si trattava forse di quei lavori
ritenuti «duri» o «sporchi? Si certo ma non solo questo.
Il ragionamento di quei giovani israeliani sembrava
fondarsi principalmente sulla loro convinzione che gli
ebrei dovevano solo supervisionare e dirigere il lavoro
degli arabi, che quest’ultimi avevano bisogno di
capomastri «brutali». É vero che quei giovani avevano
tutti effettuato il loro servizio militare nei territori
occupati oppure in Libano... Le stesse inchieste
giornalistiche hanno messo in rilievo che quei giovani
preferivano essere disoccupati piuttosto che fare un «lavoro
da arabi». Una parte della disoccupazione dei giovani dopo
il servizio militare, oggi in Israele, dipende da questo
tipo di convinzione.
Oggi, l’odio dell’arabo non è
condannato dal potere in Israele. Tutti i dirigenti sono
d’accordo per strombazzare che gli ebrei non devono
odiarsi tra di loro, nessuno condanna l’odio dell’arabo.
Penso che una parte
importante della società israeliana si sta
nazistificando e che questo sia utile al governo
Begin. Perché esso ha bisogno di fornire ogni anno ai suoi
sostenitori una vittoria sugli arabi. Nel 1981, fu il
bombardamento del reattore nucleare in Iraq; nel 1982,
l’invasione del Libano. Che ci dobbiamo aspettare per il
1983? Non so quale sarà la sua trovata; ma è certo che
Begin colpirà quest’estate.
Israele oggi è diviso tra due
poli di importanza disuguale. Penso che dal 50 al 60 %
degli israeliani seguano Begin, e che 20% si oppongano
alla sua politica. Riguardo a quest’ultimi, vorrei dire
che il Movimento «Peace Now», alle cui posizioni io non
aderisco completamente, secondo me, costituisca comunque
uno dei principali oppositori della nazistificazione.
Anche coloro che tra i suoi membri non sono favorevoli
alla nascita di uno Stato palestinese considerano tuttavia
che un palestinese è un essere umano e che come tale ha
diritti inalienabili. Per tornare alla polarizzazione
della società, si deve dire che tra coloro che appoggiano
e coloro che si oppongono a Begin, c’è una massa
fluttuante che non ha ancora deciso da che parte stare. Ma
credo che sarà costretta a farlo molto rapidamente.
Oggi Israele è al massimo
della sua potenza. E l’offensiva totalitaria in corso è
ben lontana dall’essere conclusa. Vedo due cause
principali: La prima è che gli Stati Uniti continuano ad
aiutare il governo israeliano, malgrado Sabra e Chatila,
malgrado tutti gli orrori quotidiani dell’occupazione
israeliana del Libano, malgrado la sua annessione rampante
della Cisgiordania e Gaza. La seconda causa, altrettanto
grave, è la divisione profonda degli arabi.
Ma una cosa, una sola, può
sconfiggere oggi la nazistificazione, ed è la
resistenza libano-palestinese nel paese dei cedri. Quando
i nazisti israeliani affermano che gli arabi comprendono
solo il linguaggio della forza, è in realtà di loro stessi
che stanno parlando. Se alcuni partigiani di Begin oggi si
pongono qualche domanda, ciò avviene unicamente perché la
resistenza libano-palestinese si va rafforzando. Se questa
resistenza continua, la macchina infernale israeliana sarà
bloccata; altrimenti temo che Begin si lanci in una nuova
avventura omicida.
Poscritto a cura del
traduttore
Le prime 13 righe
del brano di Shahak, se si toglie la parola Begin e la si
sostituisce con Olmert, potrebbero essere perfettamente
valide ai nostri giorni. Ancora una volta abbiamo
assistito a crimini di guerra e crimini contro l’umanità
da parte di Israele nel paese dei cedri; è la terza
invasione. Ancora una volta escono allo scoperto «gli
apologisti» di Israele affermando «che, malgrado tutte le
atrocità della guerra in Libano, Israele non fa ricorso
alle stesse pratiche dei nazisti». A questi apologisti
bisogna rispondere con le parole con le quali Shahak
risponde agli apologisti di Begin nel 1983. Poi ci sono
gli ipocriti: coloro che affermano che Israele, tutt’al
più, «esagera» o fa un uso «sproporzionato» della forza
militare. Costoro si ribellano e si indignano se si
paragonano le azioni di Israele alle azioni del nazismo.
Essi sostengono senza vergogna che i crimini degli
occidentali e dei sionisti, oggi, non possono essere
paragonati né al «terrorismo», essendo questo una
prerogativa degli islamici, né ai crimini nazisti.
Oggi è di moda dire
che gli islamici sono i moderni nazisti. Sappiamo che i
neoconservatori sionisti nell’amministrazione Bush, gli
uomini di Israele alla guida della politica estera
americana, hanno inventato il termine «islamo-fascismo».
Gli «islamo-fascisti» o «terroristi» devono essere,
secondo loro, annientati con la guerra contro il terrore
perché rappresentano un pericolo uguale a quello dei
nazisti. L’Occidente si deve unire nella guerra al terrore
contro gli «islamo-fascisti».
In questa logica
imperiale e sionista, osare paragonare il bombardamento di
Qana in Libano, dove sono morti decine di bambini e decine
di civili, ad alcune stragi naziste in Italia è
semplicemente inaccettabile. É scandaloso, è vergognoso,
non piace ai sionisti e allora i nostri ipocriti del
governo di ‘sinistra’ si ribellano. Ma si ribellano solo
perché hanno fatto propria la logica imperiale sionista.
Shahak invece ci dice che è la resistenza libanese e
quella palestinese che salvano Israele dalla
nazistificazione.
Eppure i fatti hanno
una loro sostanza al di là delle parole con cui si vuole
definirli.
A Marzabotto nel
1944 i nazisti fucilarono migliaia di persone inermi
perché ritenevano che costituissero l’ambiente favorevole
in cui si muovevano i partigiani che colpivano gli
occupanti tedeschi. Con Marzabotto e con ogni altro
massacro nazista, i generali hitleriani volevano dare un
esempio affinché i civili non sostenessero i partigiani
ma, se possibile, si staccassero da essi e, per paura di
rappresaglie, li denunciassero. Le rappresaglie servono a
questo. I nazisti, naturalmente non «esagerarono», non
usarono la forza in modo «sproporzionato»; agirono come
agiscono di solito gli occupanti che si vedono rivoltare
contro le vittime delle loro esazioni di occupanti.
Qual’è la differenza
con i crimini che Israele commette tutti i giorni in
Palestina e, di tanto in tanto, pure in Libano e in altri
paesi arabi?
I bombardamenti in
Libano o a Gaza, sui civili, sulle infrastrutture
economiche e logistiche, non hanno forse lo scopo di far
staccare le popolazioni civili dai combattenti di Hamas o
Hezbollah? O sono solo errori dovuti alle bombe poco
intelligenti e non laureate? Sono «esagerazioni», azioni «sproporzionate»
per ottenere la liberazione di due soldati israeliani
quando ci sono migliaia di prigionieri libanesi e
palestinesi nelle carceri israeliane? O è solo la solita
logica degli occupanti e cioè: «noi abbiamo il diritto di
occupare le vostre terre e voi non avete il diritto di
ribellarvi. Per uno dei nostri, cento o mille dei vostri».
In Libano si
vogliono disarmare le milizie di Hezbollah e gli sciiti.
Allora si bombardano le regioni abitate dagli sciiti, nel
sud, a Beirut, ma anche le regioni abitate dai
cristiani (spesso nel passato alleati di Israele). Il
messaggio è chiaro: agli sciiti si dice «non appoggiate la
resistenza»; ai cristiani si dice «cosa aspettate ad
attaccare gli sciiti?» E i complici di Israele in
Occidente dimenticano che i cristiani libanesi hanno
anch’essi le loro milizie, e anche i Drusi. Si vuole
un’altra guerra civile per favorire lo Stato sionista?
É solo una «esagerazione»
da parte di Israele o invece una tattica nazista di
sterminio dei propri nemici per regnare eternamente da
padrone in Medio Oriente?
E infine ci
chiediamo:
Perché l’Unione
delle Comunità Islamiche in Italia (Ucoii) non può dire
che gli israeliani si comportano come nazisti e lo può
fare solo qualche ebreo antisionista? Dobbiamo chiedere il
permesso a Israele e ai sionisti per dire quello che
appare chiaramente essere la pura e semplice verità? L’uso
della falsa accusa di antisemitismo è diventata patrimonio
dell’Occidente? Solo gli ebrei antisionisti possono dire
quello che è evidente al mondo intero. Questa stortura
micidiale uccide la libertà di parola e di critica i quei
paesi che pur si vantano di contrapporre questo principio
democratico ai paesi islamici e al resto del mondo.