L'Intifada e'
finita?
di Israel Shamir
August.29.2004
"L'Intifada
palestinese e' finita, ed i palestinesi hanno perso" - Così
proclamava il giornalista ebreo americano Charles Krauthammer nel
Washington Post [i] (18 giugno 2004). La resistenza armata e'
diminuita; non vi sono attacchi contro i civili israeliani; i
palestinesi sono stati messi in ginocchio, grazie all'assassinio
della sua leadership ed al Muro, che ha chiuso i turbolenti nativi
nei loro ghetti, ha scritto il sostenitore sionista. E' vero? La
resistenza e' finita, e la Terra Santa si e' arresa al vincitore?
Beh, fino ad un certo punto:
La
Palestina non può essere separata da un contesto più ampio: la
battaglia per la Palestina e' cominciata a Gerusalemme e Gaza, ma
ora infuria a Falluja e Kerbala, nonostante la nomina di un agente
della CIA come governatore dell' "Iraq indipendente";
prima di tornare a Gerusalemme, la guerra contro la dominazione
israelo-americana si propagherà probabilmente a Teheran, Damasco
e persino alle capitali europee. Ma l'Intifada in Palestina si e'
esaurita, com'era da prevedersi.
La
potenza militare dello stato ebraico non ha rivali, in Medio
Oriente ed altrove. Armato fino ai denti, equipaggiato delle più
moderne armi americane di distruzione di massa nucleari, chimiche
e biologiche, e' probabilmente capace di battere qualsiasi
esercito al mondo. Ogni uomo ed ogni donna israeliani servono
nell'esercito, e le loro imprese militari sono il requisito
necessario per qualsiasi carriera, dal ministro alla parrucchiera.
Questa società colonica militarizzata ha avuto ragione con
facilità della disarmata popolazione nativa.
L'arma
più comune di un palestinese e' una pietra raccolta sulle sue
colline; i famigerati "kamikaze" sono una manifestazione
del loro spirito indomito più che una minaccia per Israele; non
rappresentano più di una seccatura, dal punto di vista militare.
I normali incidenti stradali ammazzano più israeliani di quanti
ne vengano ammazzati dai palestinesi. Nessuno di essi ha una
preparazione militare; tagliato fuori dal mondo esterno, un
palestinese non può ottenere armi se non quelle contrabbandate
dai coloni rinnegati; non c'e' da meravigliarsi se essi non
riescano a sconfiggere le file d'acciaio dei carri armati ed i
missili laser-guidati aria-terra.
Inoltre,
i sionisti hanno una potente arma segreta a disposizione: la loro
prontezza a rovinare la terra. I loro pozzi artesiani ben
pianificati hanno ucciso le sorgenti d'acqua e ridotto la Terra
Santa in un deserto inaridito. Questa settimana ho camminato lungo
il corso d'acqua di Ghor, precedentemente un torrente d'acqua
perenne. Rifugio di capre montane e leopardi, questa sorgente si
e' prosciugata, poiché il vicino kibbutz di Ein Gedi ha
trivellato un condotto, sistemato un tubo e preso l'acqua da
imbottigliare e vendere a Tel Aviv. Le gentili pendici della
Samaria sono sfigurate da nuove autostrade per nuovi sobborghi
ebraici. Nel nord della Striscia di Gaza, un terreno verde di orti
fragranti e' stato trasformato nel deserto nero di Mordor con
ceppi fumanti di alberi bruciati. Nella terra stuprata, i coloni
prevalgono sui nativi.
Eppure
la dichiarazione di vittoria di Krauthammer e' prematura. Questo
confronto immigrati- contro- nativi nella dolce terra di Palestina
mi fa ricordare del Knight's Tale, il primo frutto di Chaucer, che
racconta di due fratelli, Arcite e Palamon, pazzi d'amore per la
figlia del re, Emely, "fresca come maggio con i boccioli
appena nati, tutta dolce e riverente, col corpo lavato con acqua
di sorgente". Per ottenerne la mano, Arcite si appellò al
dio della guerra, mentre Palamon al dio dell'amore. Arcite,
ispirato da Marte, sconfisse l'innamorato Palamon, ma non riuscì
ad avere in moglie la dolce donzella: dopo la vittoria militare,
crollò a terra e morì all'improvviso. Il dio della guerra poteva
garantire la vittoria, ma solo il dio dell'amore poteva garantire
la fanciulla. Il gentile re diede sua figlia al cavaliere
sconfitto, e "con beatitudine e gioia, Palamon sposò Emely",
conclude Chaucer. Dunque, il bardo inglese profetizzò un evento
inaspettato dal pragmatico Krauthammer: la terra tornerà a coloro
che la amano, anche se i loro avversari otterranno la vittoria
militare.
Poiché
la terra dovrebbe essere amata come Emely fu amata da Palamon,
come una donna e' amata dal suo uomo; e questo amore e' fuori
della portata di molti sionisti. Alcuni di essi vedono nella
Palestina un simbolo della promessa di Dio al popolo di Israele o
un pegno per la venuta del Messia, ma tale amore simbolico e'
destinato a fallire. Allo stesso modo, un mio amico francese, un
socialista, sposò una ragazza russa, poiché ella simboleggiava
il comunismo e Dostoyevsky, ma il matrimonio non resse al pesante
fardello del simbolismo.
Un
mio amico inglese, un politico, s e' sposato per nascondere le sue
preferenze sessuali; era stanco di spiegare ai votanti come mai
non fosse sposato. Allo stesso modo, molti ebrei sono stati
tentati dall'abbracciare il sionismo perché stanchi di spiegare
come mai non avessero una loro terra. Ma la stanchezza e' una base
debole per un matrimonio, ed una vera donna ed una vera terra non
sono fatte per fornire delle scuse.
I
peggiori tra tutti sono i Krauthammer, gli ebrei americani che
credono che una terra che non hanno arato e non hanno seminato
possa appartenere a loro come un cottage estivo che visitano di
rado - essi non hanno amore, ma una sorta di impotente gelosia del
sultano per la sua schiava comprata e pagata.
I
coloni diedero prova della loro mancanza d'amore durante la
ritirata dal Sinai, negli anni '80. Lasciando quelle terre dopo il
breve soggiorno, sfasciarono tutto ciò su cui poterono mettere le
mani, distrussero con la dinamite tutte le case e con i bulldozer
tutti i giardini e le vigne piantate dai nativi e dagli immigrati.
Ed ora, mentre si parla del ritiro da Gaza, i coloni giurano di
cancellare ogni segno di vita, prima di restituire la terra agli
odiati nativi. Questo non e' il modo di trattare una terra amata:
un poeta effonde la sua tenerezza verso l'amata, stende un tappeto
sotto i suoi piedi mentre lei lo abbandona, e le augura di essere
felice con il suo nuovo uomo, "amato tanto quanto lui la ha
amata".
Invero,
i palestinesi non danneggiarono mai le loro case ed i loro
giardini quando furono costretti a partire, e le bellissime
antiche case arabe ed i giardini di Talbieh ed Ein Karim sono la
testimonianza finale dell'amore dei loro proprietari. Non fu solo
la fede nel ritorno ad impedir loro di dare fuoco ad alberi e case
prima di rifugiarsi nei campi profughi di Libano e Gaza, ma il
loro amore altruistico verso la terra e gli alberi.
La
Terra Santa e' un progetto comune del nostro Dio e del suo popolo.
Lui l'ha creata, ed essi l'hanno curata, costruito le sue terrazze,
zappato gli olivi, ed adorato il Dio di quella Terra nei più alti
luoghi. Proprio come lo sconfitto Palamon ottenne la mano della
bella Emely, i vinti erediteranno la terra, mentre i vittoriosi in
battaglia periranno, a meno che non si arrendano al dio dell'amore,
amore verso la terra ed il suo popolo.
[i]
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/articles/A50910-2004Jun17.html
traduzione a cura di www.arabcomint.com
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